LE INTERVISTE
Anche in questo podcast ho scelto di adottare il formato dell'intervista per approfondire argomenti diversi e variegati attraverso i racconti delle persone che parlano dietro il mio microfono. Le interviste ci offrono un'opportunità unica di entrare in dialogo diretto con esperti, testimoni, ricercatori e figure influenti, approfondendo così la nostra comprensione della storia e delle sue ramificazioni nel mondo contemporaneo. Sia che si parli con storici rinomati, artisti impegnati, sopravvissuti a eventi significativi o attivisti sociali, ogni intervista getta una nuova luce unica sugli eventi passati e sul loro impatto sulla nostra società attuale.
Affrontiamo tutti insieme una vasta gamma di argomenti, dai momenti chiave della storia mondiale alle questioni contemporanee più urgenti. Attraverso questi scambi, cerchiamo di stimolare il pensiero, innescare il dibattito e incoraggiare una consapevolezza più profonda del nostro passato e presente.
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Il silenzio degli uccelli, incontro con Cathy Giovanini e Corinne Chauvet
Vi invito a scoprire un progetto artistico straordinario: Il silenzio degli uccelli , una mostra itinerante che fonde sculture e racconti per affrontare il delicato tema della Shoah attraverso gli occhi e le parole di un bambino.
Per presentarvi questo magnifico progetto, ho avuto il privilegio di parlare con due donne eccezionali all'origine di questa mostra di narrazione: Cathy Giovanini, autrice per bambini appassionata di teatro e di scrittura, e Corinne Chauvet, un'artista scultrice di talento che modella l'argilla per esprimere emozioni profonde.
Durante questa intervista, noi tre discutiamo insieme delle motivazioni e delle fonti di ispirazione che hanno animato questi artisti nella creazione di questa mostra unica, affrontando al contempo le sfide e le riflessioni che hanno segnato il loro percorso artistico.
Attraverso le sculture espressive di Corinne Chauvet, le emozioni si materializzano nell'argilla, catturando dolore, resilienza e speranza. Ogni pezzo racconta una storia, evocando i ricordi e le storie di sopravvivenza di coloro che hanno vissuto l'Olocausto. I racconti poetici di Cathy Giovanini completano le sculture, fornendo voce ai personaggi silenziosi della mostra. Attraverso le parole i visitatori vengono condotti in un viaggio emotivo, invitati a riflettere sugli orrori del passato e a celebrare la forza dello spirito umano. “Il silenzio degli uccelli” è molto più di una semplice mostra d'arte. È una testimonianza vivente della storia, un omaggio alle vittime dell'Olocausto e un richiamo alla memoria e alla riflessione. Questa mostra itinerante viaggia in luoghi diversi, offrendo a un vasto pubblico l'opportunità di scoprire e immergersi in questa esperienza artistica unica.
Jaune mon Awakening, incontro con Jonathan dal podcast Des mots Suspendus
"Ho voluto uscire da questa situazione emotiva perché non volevo cadere nella trappola di una polarizzazione delle posizioni dove si accusa una parte per difendere l'altra, dove ci sono le vittime e i carnefici, volevo piuttosto provare a tracciare una terza via che di fatto è quella del mio podcast in generale e questa terza via è davvero la ricerca di un'universalità ma non quella che ci veniva detta a scuola.
In questo nuovo episodio di Arts et Mémoires, vi invito a scoprire l'universo letterario di Jonathan Nguyen, l'appassionato creatore del podcast Des mots pendants, lanciato a maggio 2021, attraverso uno dei suoi testi audio scritti e interpretati da Jonathan -even , Giallo, Il mio risveglio. Con la sua voce espressiva, l'autore condivide le sue creazioni letterarie con il mondo, offrendo ai suoi ascoltatori un'esperienza coinvolgente ed emozionante.
Jonathan ci invita quindi ad andare dietro le quinte di questo testo emblematico del suo podcast, svelandoci il contesto in cui è stato pensato e scritto. Ci regala il piacere di condividere il suo processo creativo, il suo intimo rapporto con la storia e la memoria collettiva.
North African History Society (SHNA), incontro per il Podcasthon con Camil Kermoune
Oggi, in Memento, ho il piacere di presentare una puntata speciale, trasmessa a metà settimana del Podcasthon, un evento che riunisce più di 300 creatori per mettere in luce un'associazione e i suoi valori.
Per questa occasione speciale, ho scelto di presentarvi lo straordinario lavoro di Camil, all'origine della creazione dell'associazione La Société d'Histoire Nord-Africaine , iniziativa nata il 13 dicembre 2022 e annunciata al pubblico il 12 gennaio 2023.
Questa associazione, istituita con la legge del 1901, è il risultato dell'impegno appassionato di ricercatori, storici e amanti della cultura nordafricana. Uniti dal comune interesse per la storia, l'archeologia, la geografia e l'antropologia del Nord Africa, hanno unito le forze per creare la North African History Society . Il suo obiettivo principale è quello di evidenziare le ricchezze spesso trascurate o incomprese delle comunità e delle culture nordafricane, rivelando così una storia profonda e un'abbondante diversità culturale di cui non sempre siamo consapevoli. Attraverso le sue azioni, la North African Historical Society si impegna a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza vitale di conoscere e preservare il patrimonio culturale e storico di questa regione. Evidenziando storie dimenticate, antiche tradizioni e contributi spesso trascurati, si cerca di promuovere una comprensione più profonda e un rinnovato apprezzamento della ricca diversità culturale del Nord Africa. Promuovendo il dialogo interculturale e incoraggiando la comprensione reciproca, questa associazione svolge un ruolo più che importante nel promuovere la pace, la tolleranza e la solidarietà tra i popoli, contribuendo così a creare legami più forti all’interno della comunità globale.
La memoria è la nostra patria, incontro con Jonathan Kolodziej Durand
Nessuno può affermare semplicemente di “leggere la nostra storia nei libri”, perché la storia autentica spesso è più di ciò che le pagine scritte possono contenere. La storia vive nei racconti viventi, nelle memorie condivise e nelle testimonianze personali che la fanno vivere, qui e ora.
Dopo anni di meticolose indagini in archivi sparsi per il mondo, interviste con eminenti storici e preziosi scambi con la nonna Kazia, che ci ha trasmesso una straordinaria storia di vita, Jonathan Durand ci regala nel 2018 “La memoria è la nostra patria” , un film documentario che è personale e universale, un vero capolavoro che arricchisce la storia ufficiale e la memoria collettiva.
In una vecchia fotografia emergono volti indeboliti, testimoni silenziosi di un passato segnato dall'oblio e dalla desolazione. I loro sguardi, fermi nel tempo, sembrano voler affermare una presenza che la Storia ha tentato di cancellare. L'immagine, danneggiata dalle ingiurie del tempo e dai tormenti della storia, ci trasporta in uno spazio dimenticato, quello dell'Africa, rifugio per quelle persone la cui memoria fatica a trovare il suo posto.
Jonathan Durand, attraverso il suo toccante film "La memoria è la nostra patria" , ci racconta la commovente storia dei polacchi deportati nel 1940, all'epoca in cui la loro terra natale fu invasa dai sovietici, allora alleati dei nazisti. Ma al di là di questa storia straziante, il vero punto di partenza del film risiede nella sua assenza dalle cronache ufficiali, nella sua scomparsa dalle pagine della storia. Lo stesso Jonathan Durand esprime apertamente questa realtà nel suo film: la storia che gli ha raccontato sua nonna polacca trova eco solo nelle conversazioni familiari. Sottolinea anche lo scetticismo di alcuni, come uno dei suoi professori universitari, che dubitavano dell'esistenza di questi eventi.
Attraverso questa esplorazione intima e rivelatrice, Jonathan Durand dà voce a coloro la cui storia è stata emarginata, dimenticata o addirittura negata. Il suo lavoro va ben oltre la semplice restituzione di una memoria familiare: riesuma storie sepolte, restituendo così dignità e riconoscimento a chi ha vissuto questi tragici momenti della storia.
Il Linguaggio delle Donne, incontro con Suzanne Nakache, cofondatrice dell'associazione
In questo nuovo episodio, ho il privilegio di presentarvi uno scambio davvero affascinante con Suzanne Nakache, una delle cofondatrici dell'associazione Langage de Femmes . Ex farmacista, Suzanne dedica quotidianamente le sue energie alla lotta contro il razzismo e l'antisemitismo. Insieme a Samia Esabaa, insegnante di inglese e co-creatrice dell'associazione nel luglio 2017, uniscono donne di ogni provenienza in un approccio comune.
In questo episodio, Suzanne descrive nel dettaglio le azioni portate avanti da Langage de Femmes, dove ogni iniziativa è una pietra portata alla costruzione della memoria collettiva e dell'unicità di fronte all'indifferenza. Dall'organizzazione di viaggi ad Auschwitz o al Museo della schiavitù di Nantes, all'organizzazione di cene-incontro e serate artistiche, compresa l'annuale lettura dei nomi per Yom HaShoah, ogni progetto è pensato per ravvivare le coscienze e testimoniare l'importanza cruciale di ricordare.
Attraverso questi eventi e incontri culturali, Langage de Femmes costruisce ponti tra generazioni e culture, ricordando ai partecipanti che la memoria collettiva è un patrimonio fragile ma essenziale. Impegnandosi attivamente nella preservazione di questa memoria, l'associazione difende l'idea che ogni voce conta, che ogni storia condivisa contribuisce a tessere un filo comune di comprensione e solidarietà.
La Mallette Verte, incontro con Perrine Sokal, regista di questa serie sonora
La famiglia è molto più di un semplice insieme di persone legate dal sangue. Costituisce un intimo santuario dove si intrecciano i tenui fili della memoria e della storia. In questo crogiolo familiare, le generazioni si susseguono, perpetuando tradizioni immutabili, tramandando storie intrise di saggezza e rivelando le leggende che plasmano il nostro patrimonio. È lì, all'interno di questa unità senza tempo, che si sviluppa la storia personale di ogni persona, plasmata dagli aneddoti degli anziani, dai rituali familiari e dai valori instillati da generazioni. La memoria familiare, come un tesoro sepolto, contiene le chiavi della nostra identità profonda. È custode delle radici profonde che ci ancorano al passato, dei valori fondanti che guidano le nostre azioni e delle usanze ancestrali che scandiscono la nostra vita quotidiana. Attraverso storie tramandate di generazione in generazione, ci offre una connessione viva con i nostri antenati, permettendoci di situarci nel vasto quadro della storia umana.
Dopo la morte di suo nonno, Perrine Sokal si ritrova in possesso di un'enigmatica valigetta verde. Questa scoperta casuale la catapulta nei meandri di una storia familiare nascosta: quella del suo bisnonno, Emil Sokal, un mercante d'arte ebreo stabilitosi a Vienna all'inizio del XX secolo. Inizia così per lei un viaggio avvincente, una ricerca per svelare i segreti sepolti nelle pieghe della storia familiare, intrecciandosi con i tumultuosi alti e bassi della storia mondiale.
In questo episodio, Perrine Sokal ci racconta i contorni intimi della sua storia personale, delle sue origini e dello strano mistero che circonda questa valigetta verde, catalizzatore di domande profonde ed emozioni travolgenti. Rivela il suo rapporto unico con la storia, la sua fascinazione per i legami tra passato e presente, e ci accompagna nel suo viaggio di oltre un anno e mezzo, tra ricerche meticolose, testimonianze toccanti e scoperte rivelatrici.
La memoria nelle vene, incontro con Alexandra Routhiau-Mikaëlian, regista di questo film documentario
Nel cuore degli orrori del genocidio armeno emerge un capitolo spesso trascurato di questa impensabile tragedia: quello delle 300.000 donne armene costrette all’islamizzazione forzata. Nell’oscurità degli omicidi di massa e delle deportazioni brutali, queste donne hanno affrontato un destino di crudeltà inimmaginabile, sottoposte a violenze e traumi indicibili.
Oggi è nostro dovere rendere omaggio a queste donne dimenticate, riconoscere il loro dolore, il loro coraggio e il loro sacrificio. Questa è la nobile e decisiva missione che Alexandra Routhiau-Mikaélian, regista francese di origine armena, si è data attraverso il suo toccante documentario dal titolo “La Mémoire dans les Veines”.
Quando scopre che la sua bisnonna era tra queste donne costrette all'esilio e che aveva dovuto abbandonare la figlia in Turchia prima di emigrare in Francia nel 1928, Alexandra rimane colpita dalla brutale realtà del silenzio che circonda queste tragiche storie.
Eppure oggi migliaia, se non milioni, di turchi potrebbero portare nelle vene il sangue delle vittime armene. Spinta dalla passione per le immagini e dalla ricerca della verità, Alexandra decide quindi di tuffarsi nel cuore dell'oscurità della storia, sfidando ostacoli e tabù, per ripercorrere il viaggio della sua famiglia in un paese dove il genocidio armeno resta negato e nascosto.